LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte prima
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte seconda
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte terza
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quarta
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quinta
LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte sesta
Grazie al grandissimo lavoro della nostra Gemma leggiamo la settima parte della biografia di Papa Benedetto XVI.
In questa occasione volgeremo lo sguardo agli anni in cui il futuro Benedetto XVI era arcivescovo di Monaco e Frisinga, ai due Conclavi che videro l'elezione dei cardinali Luciani e Wojtyla per giungere fino alla nomina a Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Grazie ancora alla nostra Gemma :-)
R.
Gli anni come arcivescovo di Monaco e Frisinga e la nomina a Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede
Joseph Ratzinger viene nominato cardinale in occasione del Concistoro del 27 giugno 1977, a Roma.
Insieme a lui vengono elevati alla porpora l’italiano Giovanni Benelli, nuovo arcivescovo di Firenze, Bernardo Gantin del Benin, già arcivescovo di Cotonou, Luigi Ciappi, domenicano teologo della Casa pontificia, Frantisek Tomasek, amministratore apostolico di Praga.
Al cardinale Ratzinger viene assegnata la parrocchia di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino, in Roma.
Queste alcune delle parole pronunciate da Papa Paolo VI quel giorno:
“Il singolare carattere di questa cerimonia finale del Concistoro, ci suggerisce alcune riflessioni su un tema che a noi pare fondamentale, e specifico di questa cerimonia: la fedeltà.
È appunto quanto abbiamo voluto sottolineare nell’indire il Concistoro di quest’anno. Effettivamente, i degnissimi e venerati ecclesiastici che abbiamo testé aggregato al numero dei Cardinali, si distinguono tutti e precipuamente per questa dote: l’assoluta fedeltà, che da essi è stata vissuta, in questo periodo Post-conciliare ricco di fermenti sani ma anche di elementi disgregatori, in una continua disponibilità, in un diuturno servizio, in una totale dedizione a Cristo, alla Chiesa, al Papa, senza flessioni, senza tentennamenti, senza transazioni. Nell’adempimento di delicatissimi incarichi, voi, che da oggi chiameremo nostri venerati Fratelli, avete offerto davanti alla Chiesa intera una testimonianza incomparabile di fedeltà.
Di questa fedeltà siamo lieti di rendere ora pubblico attestato:….”
Rivolto al cardinal Ratzinger:
“diamo attestato di questa fedeltà anche a Lei, Cardinale Ratzinger, il cui alto magistero teologico in prestigiose cattedre universitarie della sua Germania e in numerose e valide pubblicazioni, ha fatto vedere come la ricerca teologica - nella via maestra della «fides quaerens intellectum» - non possa e non debba andare mai disgiunta dalla profonda, libera, creatrice adesione al Magistero che autenticamente interpreta e proclama la Parola di Dio; e che ora, dalla Sede arcivescovile di Monaco e Frisinga, Ella guida con tanta nostra fiducia un eletto gregge sulle vie della verità e della pace.” (1)
Intervistato da Gianni Cardinale per il mensile 30Giorni, così Ratzinger ricorda quel giorno:
“Alla consegna del berretto nell’aula Paolo VI io ho avuto un grande vantaggio rispetto agli altri neocardinali. Nessuno degli altri quattro cardinali aveva con sé una grande famiglia. Benelli aveva lavorato per lungo tempo in Curia, e a Firenze non era molto conosciuto, quindi non erano tanti i fedeli provenienti dal capoluogo toscano; Tomasek – c’era ancora la cortina di ferro – non poteva avere accompagnatori; Ciappi era un teologo che aveva lavorato sempre, per così dire, nella sua isola; Gantin è del Benin e dall’Africa non è agevole venire a Roma. Io invece ho avuto tanta gente: l’aula era quasi piena di persone che venivano da Monaco e dalla Baviera…
Gli applausi per me furono maggiori che per gli altri. Si vedeva che Monaco era presente. E il Papa fu visibilmente compiaciuto di vedere in qualche modo confermata la sua scelta…
Dopo la liturgia, nella quale il Papa ci aveva consegnato l’anello, mi fu detto che Paolo VI desiderava parlarmi in udienza privata.
Io ero stato per tanti anni un semplice professore, molto lontano dai vertici della gerarchia e non sapevo come comportarmi, mi sentivo un po’ a disagio in quel contesto. Non osavo parlare con il Papa perché mi sentivo ancora troppo semplice, ma lui fu molto buono e mi incoraggiò. Si trattò di un colloquio senza intenzioni specifiche, voleva conoscermi da vicino, dopo che forse Benelli gli aveva parlato di me.” (2)
In seguito, incontrerà Paolo VI soltanto in altre due occasioni, per la "visita ad limina" dei vescovi tedeschi, e per il suo ottantesimo compleanno, nel settembre 1977: “In quella occasione mi ha impressionato per come ha citato il verso della Divina Commedia in cui Dante parla di «quella Roma onde Cristo è romano» [Purgatorio, XXXII, 102, ndr].
Paolo VI era considerato un po’ un intellettuale che aveva difficoltà ad essere caldo con gli altri. In quel momento aveva manifestato un calore inaspettato proprio per Roma…
Con queste parole Paolo VI voleva esprimere il suo amore per Roma che è divenuta la città del Signore, il centro della Sua Chiesa.” (2)
Intanto, qualche giorno dopo il Concistoro, a Ecône, il vescovo conservatore Marcel Lefebvre, sospeso a divinis da Paolo VI nel 76, sfida il Pontefice ordinando 14 nuovi sacerdoti.
Papa Montini si spegne il 6 agosto 1978, nella residenza di Castel Gandolfo.
Ratzinger si trova in Austria per una breve vacanza, quando viene raggiunto dalla triste notizia e fa immediatamente ritorno a Monaco.
Dopo aver scritto una lettera per la diocesi parte per Roma, dove assiste ai funerali.
Ricorda: “Mi colpì l’assoluta semplicità della bara con il Vangelo posato sopra. Questa povertà, che il Papa aveva voluto, mi aveva quasi scioccato.
Mi impressionò anche la messa funebre celebrata dal cardinale Carlo Confalonieri, che essendo ultraottantenne, non avrebbe partecipato al conclave: fece un’omelia molto bella. Come fu bella quella pronunciata in un’altra messa dal cardinale Pericle Felici, che sottolineò come durante il funerale le pagine del Vangelo posto sopra la bara del Papa fossero state sfogliate dal vento.” (2)
Rientra a Monaco per celebrare una Messa in suffragio e quindi fa ritorno a Roma per il Conclave che eleggerà Albino Luciani col nome di Giovanni Paolo I.
E’ uno dei più giovani e forma un piccolo gruppo insieme ad altri cardinali germanofoni, come Hoeffner di Colonia, Konig di Vienna e altri: “Si trattava di un piccolo gruppo. Non volevamo assolutamente decidere niente, ma solo parlare un po’. Io mi sono lasciato guidare dalla Provvidenza, ascoltando i nomi, e vedendo come si è formato finalmente un consenso sul patriarca di Venezia”.
Ratzinger aveva conosciuto Luciani l’estate prima durante una vacanza a Bressanone.
Il Patriarca di Venezia aveva saputo della presenza dell’arcivescovo di Monaco nel seminario diocesano ed aveva deciso di fargli visita.
Ricorda: “Mi sentivo indegno di una tale visita. In quella occasione ho avuto modo di ammirare la sua grande semplicità, e anche la sua grande cultura.
Mi raccontò che conosceva bene quei luoghi, dove da bambino era venuto con la mamma in pellegrinaggio al santuario di Pietralba, un monastero di Serviti di lingua italiana a mille metri di quota, molto visitato dai fedeli del Veneto. Luciani aveva tanti bei ricordi di quei luoghi e anche per questo era contento di tornare a Bressanone.”
Intervistato dalla Radio Vaticana subito dopo l’elezione di Giovanni Paolo I dice : «Il Papa è una persona molto umile e buona» e «un uomo di grande cultura umana».
E ancora a 30Giorni: “Io sono stato molto felice. Avere come pastore della Chiesa universale un uomo con quella bontà e con quella fede luminosa era la garanzia che le cose andavano bene. Lui stesso era rimasto sorpreso e sentiva il peso della grande responsabilità. Si vedeva che soffriva un po’ di questo colpo. Non si aspettava questa elezione. Non era un uomo che cercava la carriera, ma concepiva gli incarichi che aveva avuto come un servizio e anche una sofferenza.”
Purtroppo, il Pontificato di Giovanni Paolo I ha durata breve e, dopo soli 33 giorni, mentre si trova in Ecuador per un Congresso Mariano, Joseph Ratzinger viene raggiunto dalla triste notizia della sua morte improvvisa.
“Dopo questa morte improvvisa eravamo tutti un po’ depressi. Era stato un colpo forte”…
“Dopo un pontificato così grande c’era stato un nuovo inizio, con un Papa di tipo diverso ma in piena continuità. Ma che la Provvidenza avesse detto di no alla nostra elezione fu veramente un colpo duro. Benché l’elezione di Luciani non fu un errore. Quei trentatré giorni di pontificato hanno avuto una funzione nella storia della Chiesa”.
E aggiunge: “quella morte improvvisa aprì anche le porte ad una scelta inaspettata. Quella di un Papa non italiano”. (2)
Il 16 ottobre 1978 i cardinali riuniti in conclave eleggono Karol Wojtyla, che prenderà il nome di Giovanni Paolo II.
Ratzinger e Wojtyla si conoscono. Entrambi hanno partecipato al Concilio, ma Ratzinger fa risalire la sua conoscenza con l’arcivescovo di Cracovia al Sinodo del 1977 e, in maniera più approfondita, al primo Conclave del 1978.
L'arcivescovo di Monaco è tra i suoi sostenitori in quello della sua elezione.
Entrambi, secondo quanto pubblicato da “Bild am Sonntag” nel 2005, sono per anni sotto sorveglianza di agenti segreti della Stasi, la famigerata polizia politica di Berlino: “La prima nota stilata da un agente che utilizza il nome in codice “Birke” (Betulla), risale al 24 aprile 1974: “R. [Ratzinger, ndr] è stato nella DDR e ha tenuto nel seminario di Erfurt una serie di lezioni sulla teologia moderna a studenti di teologia e accademici”.
In un’altra delle tante note redatte, Ratzinger viene anche definito come una persona che ''dispone di molto charme'', ''nonostante all'inizio si mostri in qualche modo timido con il suo interlocutore''.
In alcuni appunti risalenti, invece, all’inizio degli anni Ottanta si legge: “Dalla metà degli anni ’70 R. ha intrattenuto una stretta amicizia con l’allora Cardinal Wojtyla, per la cui elezione a Papa si è molto speso.
Il Papa l’ha poi incaricato di organizzare l’appoggio della Chiesa della Germania federale allo sviluppo controrivoluzionario in Polonia”. (3)
Tornando all’inizio della conoscenza con Wojtyla, Ratzinger dice: “Personalmente l’ho conosciuto soltanto nei due pre-conclave e conclave del ’78. Avevo naturalmente sentito parlare del cardinale Wojityla, inizialmente soprattutto nel contesto della corrispondenza fra vescovi polacchi e tedeschi nel ’65.
Dall’inizio ho sentito una grande simpatia e, grazie a Dio, immeritatamente, il cardinale di quel tempo mi ha donato fin dall’inizio la sua amicizia.
Sono grato per questa fiducia che mi ha donato, senza i miei meriti. Soprattutto vedendolo pregare, ho visto e non solo capito, ho visto che era un uomo di Dio. Questa era l’impressione fondamentale: un uomo che vive con Dio, anzi in Dio. Mi ha poi impressionato la cordialità, senza pregiudizi, con la quale si è incontrato con me. In questi incontri del pre-conclave dei cardinali, ha preso diverse volte la parola e qui ho avuto anche la possibilità di sentire la statura del pensatore. Senza grandi parole, era così nata un’amicizia che veniva proprio dal cuore”. (4)
E ancora dice di lui: “C’era il suo humor, poi la sua devozione personale, così evidente e, insieme, priva di pose e di vuota esteriorità. E’ una persona che non assume una posa, che è davvero un uomo di Dio e, per di più, è realmente un individuo originale, una personalità che ha alle spalle una lunga storia di pensiero e di vita”. (5)
Dopo la sua elezione, il Papa chiama Ratzinger diverse volte a Roma per colloqui e pensa a lui per sostituire il cardinale francese Gabriel Garrone alla guida della Congregazione per l’educazione cattolica.
Ma Ratzinger è arcivescovo di Monaco da solo un anno, e di lasciare i fedeli e la diocesi così presto, a lavoro appena avviato, non se la sente: “Il Papa mi disse una volta che aveva intenzione di chiamarmi a Roma. Io gli esposi tutte le ragioni contrarie e lui mi disse: pensiamoci ancora un po’.“ (5)
Nel frattempo, il Papa chiede al porporato di essere relatore generale del Sinodo speciale su: “La famiglia nel mondo moderno”, che si apre a Roma il 26 settembre 1980, presenti anche i coniugi John e Lyn Billings, i due scienziati australiani ideatori del metodo omonimo per la regolazione naturale delle nascite.
Stralci del discorso di Ratzinger da "La Stampa" dell’epoca: “C'è dovunque una crisi della cultura tradizionale che in conflitto con la mentalità tecnica e meramente razionale sembra aver perso il suo valore. Mentre nel Terzo Mondo non toccato dal progresso, accanto alla poligamia, permane la famiglia monogamica, ordinata al •mistero della vita che è tutt'uno col mistero divino, nel mondo soprattutto occidentale la instabilità prevale e colpisce la famiglia. 'Poiché la prole esige stabilità—ha. proseguito —la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto diventano problemi comuni di tutte le regioni toccate dalla civiltà tecnica. L'instabilità dei matrimoni tradizionali è dimostrata dal crescente numero dei divorzi, anche fra i cattolici; i matrimoni ad experimentum, fra i giovani, si ampliano; tende a scomparire la figura del padre; la famiglia è ritenuta strumento di oppressione, le virtù familiari fedeltà, obbedienza, castità elementi d'un meccanismo repressivo”.
E' impossibile — secondo Ratzinger —un ritorno al passato, ma i cristiani devono contrapporre la famiglia 'Voluta da Dio’ al materialismo. (6)
Al Sinodo, fa seguito l’esortazione apostolica Familiaris Consortio, in cui vengono confermati i principi enunciati nella Humane vitae di Paolo VI.
Cinque settimane dopo la conclusione del Sinodo, il Papa parte per il suo primo viaggio apostolico in Germania.
I vescovi tedeschi hanno sicuramente contribuito alla sua elezione, ma vi è distanza tra la Chiesa tedesca e il Vaticano, accusato di rigidità, arroganza e conservatorismo.
Anche per questo i Tedeschi avevano spinto per l’elezione di un Papa non italiano.
Il Papa ricorda ai credenti tedeschi che possono porsi delle domande, ma che essi stessi sono Chiesa e non devono ripiegarsi sulle loro preoccupazioni e problemi.
Ad Altotting, cuore della Baviera e alla presenza di Joseph Ratzinger, Giovanni Paolo II incontra i teologi tedeschi e ricorda che la teologia è una scienza completa, ma che “presuppone la fede” e che un teologo cattolico insegna “in nome e per mandato della Chiesa” e “se c’è divergenza tra il teologo e la Chiesa, è il teologo che deve rimettersi in discussione”.
In molti vedono già in questo messaggio la collaborazione di Ratzinger, che anche il giorno dopo lo accoglie a Monaco, per una messa solenne con 500.000 fedeli bavaresi.
Ma non sono tutte rose e fiori in Germania, nemmeno per Giovanni Paolo II e, alla fine della cerimonia, una ragazza si impadronisce del microfono a nome della Lega tedesca della gioventù cattolica, spiegando che: “la gioventù fa fatica a capire questa chiesa paurosa, attaccata all’ordine stabilito, che rifiuta le riforme…”.
Il Papa guarda Ratzinger, scambia con lui poche parole e conclude rapidamente la cerimonia.
A fine viaggio, all’aeroporto di Monaco, ancora alla presenza dell’arcivescovo, rivolge un appello alla pace tra le nazioni, in particolare tra la Germania e la Polonia, superamento simbolico della seconda guerra mondiale.(7)
Negli anni di permanenza di Ratzinger all’arcidiocesi di Monaco non mancano le polemiche teologiche. Tra le più mediatiche quella che vede nel 79 l’allontanamento di Hans Kung dalla facoltà teologica di Tubinga.
Da "La Stampa" dell’epoca: “Circolano diverse voci sull'origine della riapertura del «caso Kung» che Paolo VI nel '75 ritenne «per ora chiuso». Secondo alcuni, l'ordine venne da papa Wojtyla due mesi or sono, in coincidenza con una «correzione fraterna», ma molto critica, rivoltagli da Kung su Le Monde. Per altri, le pressioni giunsero dal card. Joseph Ratzinger“. (8)
La prima opera per cui Kung è stato ammonito risale a qualche anno prima, ed è il libro "Die Kirche", ma la revoca della missio canonica per l’insegnamento, deriva dal volume del 1970 in cui viene messo in discussione il dogma dell’infallibilità papale, e soprattutto dopo che le maggiori testate del mondo pubblicano nel settembre del 79 un bilancio ipercritico scritto da Kung sul primo anno del pontificato wojtyliano.
L’arcivescovo Ratzinger stigmatizza in un’intervista radiofonica l’articolo di Kung (9).
Dopo un ulteriore vertice a Castelgandolfo, nel dicembre 79 il Papa conferma l’esonero.
Il teologo svizzero non viene né scomunicato, né ridotto allo stato laicale ma solo privato della missio canonica, cioè del riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa per l’insegnamento della teologia cattolica. Può di fatto continuare a insegnare, scrivere libri e celebrare messa.
Anni dopo, rispondendo alla domanda su una sua possibile riabilitazione, Ratzinger dice:
“Lui non ha receduto dalle sue contestazioni al ministero papale , ha anzi radicalizzato le sue posizioni. Anche in Cristologia e nella teologia trinitaria le sue posizioni sono sempre più divergenti dalla fede della Chiesa. Io rispetto il cammino personale che egli ha scelto di percorrere in ossequio alla sua coscienza; da parte sua, però egli non dovrebbe pretendere il sigillo della Chiesa, bensì ammettere di essere giunto, proprio su delle questioni fondamentali, a decisioni del tutto personali “ (5)
Nel 79 esplode il caso Johann Baptist Metz, vecchio collega degli anni di insegnamento a Munster, iniziatore della teologia politica, che pare designato a diventare ordinario di Teologia fondamentale all’Università di Monaco, con il gradimento del senato accademico.
Ma il ministro dell’educazione bavarese, Hans Maier, vecchio conoscente di Ratzinger, lo scarta e nomina Heinrich Donring, un altro candidato in lizza. La mancata assunzione di Metz, viene addebitata all’ostracismo di Ratzinger.
Rahner pubblica sui giornali una lettera indignata nei suoi confronti, in facoltà gruppi di studenti organizzano cortei e lanciano slogan contro “Peppino e Giovannino”, diminutivi di Ratzinger e Maier (9)
Nonostante tutto, riguardo a quel periodo il cardinale Ratzinger dice: “ Per me è ancora oggi motivo di gioia il fatto che, a Monaco, io non abbia scansato le situazioni di conflitto, dal momento che il lasciar andare le cose, così come vanno, è il modo peggiore che io possa immaginarmi di vivere il ministero.
E a proposito del dovere del vescovo: “mi tornano sempre alla mente le parole della Bibbia, ma anche dei Padri della Chiesa, che esprimono una dura condanna dei pastori che sono come cani muti e che, per evitare conflitti, lasciano che il veleno si diffonda. La tranquillità non è il primo dovere civico. Un vescovo interessato solo a non avere grane e a mascherare il più possibile tutte le situazioni di conflitto, mi spaventa.”(5)
Il 13 maggio 1981 il terrorista turco Alì Agca attenta alla vita di Giovanni Paolo II durante un’udienza in piazza San Pietro.
Dopo l’attentato, il Papa ripropone nuovamente al cardinale Ratzinger un’incarico a Roma : “gli obiettai che mi sentivo tanto legato alla teologia che desideravo avere il diritto di continuare a pubblicare delle opere di carattere privato e che non sapevo se ciò sarebbe stato compatibile con questo incarico”.
Per il Papa non è un impedimento e il 25 novembre 1981 Joseph Ratzinger viene nominato Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Quattro mesi dopo lascia definitivamente Monaco.
Nella sua autobiografia, in riferimento agli anni da vescovo, scrive: “che cosa potrei raccontare di più e di più preciso sui miei anni da vescovo? E, riferendosi all’immagine dell’orso presente nello stemma episcopale: “di Corbiniano si racconta che a Roma restituiì la libertà all’orso. Se questo se ne sia andato in Abruzzo o abbia fatto ritorno sulle Alpi, alla leggenda non interessa. Intanto io ho portato il mio bagaglio a Roma e ormai da diversi anni cammino con il mio carico per le strade della Città Eterna. Quando sarò lasciato libero, non lo so, ma so che anche per me vale: “sono divenuto la tua bestia da soma, e proprio così io sono vicino a te”. (10)
Con un brindisi di commiato si rivolge ai presenti: “Tutte le notizie che vengono da Roma non sono piacevoli!”
E ad un ex allievo che gli chiede della continuità tra il professore e il prefetto risponde: ”il professore e il prefetto sono una stessa persona, ma i due titoli indicano funzioni con compiti diversi: in questo senso c’è differenza ma non contraddizione” (7)
Secondo il ricordo di Winfried Rohmel, portavoce del card Wetter, nel 2005: “Quando prende commiato dall’arcidiocesi di Monaco il 28 febbraio 1982, la cattedrale è stracolma. Marienplatz pure e le vie adiacenti anche.
E riguardo ai cinque anni trascorsi alla guida della diocesi dice: “è stato un intellettuale capace di toccare i cuori e non solo le menti, in grado di affascinare gli eruditi quanto la gente semplice. E’ stato un teologo che ha affrontato i problemi della vita quotidiana, del vivere e del morire, del lavoro e della politica. In cinque anni ha dovuto confrontarsi con le angustie, piccole e grandi, delle comunità di una grossa diocesi”. (11)
Lo scrittore tedesco Peter Seewald, a proposito del periodo di Monaco, ricorda in lui la mancanza di aggressività, il senso della santità della liturgia e le omelie appassionate.
Per quanto concerne la sua reputazione, un pastore di integrità, un tradizionalista sul piano dottrinale, ma, come riconosciuto dalla stampa dell’ epoca, tra i tradizionalisti uno dei più capaci di dialogo. Gli capita di intervenire anche nel dibattito politico, per esempio chiedendo che vengano accolti i profughi del Vietnam. (12)
Membro onorario degli Schützen alpini di Baviera, che già lo avevano salutato solennemente alla sua chiamata ad arcivescovo di Monaco nel 77, nel suo commiato prima di partire per Roma assicura: “Resterò un bavarese, anche se sarò a Roma – Etiam Romae, semper civis, bavaricus ero”.
Nel congedeo del 1982 viene pronunciata una poesia d’addio in dialetto bavarese, molto applaudita: …”anche se laggiù ti piacerà tanto, non ci dimenticare e torna presto a trovarci”.
Sulla Marienplatz di Monaco, dopo la preghiera davanti alla colonna di Maria, gli Schutzen alpini sparano in saluto una triplice salva d’onore Gott zur Ehr (“per onorare Dio”). In seguito, in varie ricorrenze importanti nella vita del cardinale Ratzinger, gli Schutzen alpini non mancheranno di presenziare a Roma (13)
Giunto a Roma nel suo nuovo ruolo, si stabilisce insieme all’inseparabile sorella Maria, al quarto piano di uno stabile sito in piazza Della Città Leonina, vicinissimo a piazza San Pietro, dove abitano anche, tra gli altri, l’italiano Pio Laghi, ex nunzio apostolico a Washington, e in seguito, il colombiano Dario Castrillon Hoyos e il conterraneo Walter Kasper.
Da lì si reca al lavoro in piazza del Sant’Uffizio, dall’altra parte di piazza San Pietro, a piedi, in talare e soprabito nero, basco in testa e semplice cartella di cuoio sotto il braccio. Si sposta quasi sempre da solo, rispondendo ai saluti dei pellegrini che lo riconoscono o intrattenendosi per parte del percorso con qualche vaticanista che lo ferma.
Il giovedì dice abitualmente messa in tedesco nella cappella della Casa degli studenti tedeschi, nel centro di Roma, mentre la domenica si reca talvolta a celebrare nella parrocchia di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino.
Enrico Pomili, il parroco, racconta: “dal 77 al 93 il card Ratzinger ha avuto in cura questa parrocchia. “Veniva una decina di volte l’anno a salutare i suoi fedeli”, dice don Enrico, “senza fanfare, su un’auto modesta,guidata dal segretario.
Dolce, disponibile e affettuoso. Non si è mai sottratto, dico mai, dall’ascoltare con pazienza chiunque volesse parlargli. Migliaia di giovani romani del Tiburtino sono stati cresimati da lui; gli anziani se lo ricordano ancora mentre giocava a bocce (“tenendo la sottana della tonaca con una mano”, dice il signor Alvaro Mattei), nel circolo dell’oratorio”. (14)
Non ama la vita mondana, diserta le cene in società e non frequenta i salotti romani: “il mondo della curia in quanto tale mi era del tutto estraneo, non avevo alcun rapporto con esso”. (5)
Una volta alla settimana, il venerdi sera alle 18.30, incontra abitualmente il Papa per discutere delle questioni importanti.
I due si incontrano anche nella tarda mattinata del martedì, insieme ad altri collaboratori della CDF, ma il Papa ama molto confrontarsi privatamente col cardinal Ratzinger.
I loro colloqui, come racconta a Peter Seewald ne “Il sale della terra”, avvengono in tedesco: “io aspetto, poi entra il Papa, ci diamo la mano e ci sediamo al tavolo; segue un breve dialogo di carattere personale, che non riguarda ancora la teologia. Poi, di solito, presento i temi più pressanti, il papa pone le sue domande e ne nasce uno scambio di idee”.
…”riguardo a certi temi sta ad aspettare quel che diciamo noi. Per esempio , quando si è parlato di come debbano essere accolti nella Chiesa cattolica gli Anglicani convertiti. Per far questo devono essere trovate le giuste forme giuridiche. Lui si intromette molto poco, si limita a dire:” siate aperti“.
Poi ci sono altri temi, che lo coinvolgono molto vivacemente; per esempio tutto quello che riguarda la morale, si tratti di bioetica, etica sociale o di tutto l’ambito filosofico. Oppure il Catechismo e le questioni dogmatiche. Tutto questo lo interessa molto personalmente e, allora nascono dei dialoghi davvero intensi”. (5)
Contemporaneamente a Prefetto della CDF, diventa anche Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica Internazionale, di cui era già animatore. Quest’ultima, comprende una trentina di membri, noti docenti universitari, che si riuniscono per sessioni di una settimana dedicate a temi difficili.
Come racconta mons. Roland Minnerah: “quelle riunioni lo rendevano felice. Spesso le trovava più interessanti delle riunioni della Dottrina della fede. Si sentiva sempre a suo agio, passando da una lingua all’altra, animando con molto garbo quei confronti intellettuali che egli stesso introduceva e concludeva in latino, come vuole la tradizione”. (7)
NOTE
1 Discorso del Santo Padre Paolo VI in occasione del Concistoro per la nomina di quattro cardinali, 27 giugno 1977
2 Il Signore sceglie la nostra povertà – Gianni Cardinale. 30Giorni nella Chiesa e nel mondo- - n.8 - 2003
3 Josef Ratzinger nel mirino dei servizi segreti della vecchia Germania comunista dal 1974
4 Intervista del Santo Padre Benedetto XVI alla Tv Polacca - 16.10.2005
5 Joseph Ratzinger - Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa Cattolica nel XXI secolo- Un colloquio con Peter Seewald- Edizioni San Paolo.
6 La Stampa n.211 27.9.1980
7 Bernard Lecomte- Benedetto XVI - L'ultimo Papa europeo – Ed. San Paolo
8 La Stampa n. 289 20/12/79
9 Gianni Valente - Ratzinger professore - Ed. San Paolo
10 Joseph Ratzinger - La mia vita- Autobiografia- Ed. San Paolo
11 Famiglia cristiana, 1 maggio 2005- Alberto Chiara
12 Peter Seewald - Benedict XVI: An Intimate Portrait – Ignatius Press
13 Alfred Läpple - Benedetto XVI e le sue radici- Ed. Marcianum Press
14 Oggi, settimanale - 4 maggio 2005