mercoledì 27 gennaio 2010

In libreria "L' unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa". Stato e Chiesa negli scritti del giovane Ratzinger (Cavalleri)


ELENCO DEI LIBRI DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI, RACCOLTE DI PENSIERI E COMMENTI AI TESTI

Benedetto XVI, "L'unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa", Morcelliana Edizioni 2009

Stato e Chiesa negli scritti del giovane Ratzinger

Ritorna il saggio di teologia politica elaborato nel 1970 dal futuro pontefice: seguendo Agostino, dobbiamo evitare sia l’«ecclesializzazione» dello Stato, sia la «statalizzazione» della Chiesa

di Cesare Cavalleri

Nel 1962 il trentacin­quenne professor Joseph Ratzinger tenne una conferenza alla settimana della Salzburger Hochschule sul rapporto tra l’elemento nazionale e quello umano universale nella visione dei Padri della Chiesa, concretamente in Origene e in Agostino.
Il te­sto, pubblicato dapprima in rivista, prese corpo in un li­bro che vide la luce nel 1970, tradotto in italiano dalla Morcelliana nel 1973, per la cura di Giulio Colombi, e o­ra lodevolmente riproposto con lo stesso titolo: Benedetto XVI, "L' unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa" (pa­gine 144, euro 12,00).
Come scrive nell’introdu­zione il direttore dell’' Os­servatore romano', Gian Maria Vian, « c’è già tutto Ratzinger in questo piccolo libro, tanto prezioso quan­to poco conosciuto». C’è, in­fatti, in quelle poche pagi­ne il Ratzinger biblista che segue l’interpretazione ca­nonica della Scrittura (cioè analizza i singoli passi al­l’interno dell’interno cano­ne biblico); c’è il Ratzinger teologo che non perde mai di vista il significato ultimo degli eventi storici; c’è il Rat­zinger appassionato dei Pa­dri, che a sant’Agostino a­veva dedicato la tesi dotto­rale; e c’è sempre il Ratzin­ger professore che unisce la chiarezza espositiva al rigo­re della metodologia, e do­cumenta ogni affermazione con l’indicazione delle fon­ti puntigliosamente com­mentate in nota. L’oggetto dello studio, che apparen­temente potrebbe sembra­re di scavo erudito, conser­va una spiccata attualità, trattandosi di 'teologia po­litica'.
Vediamo un po’. Al culmine della romanità, Augusto a­veva fatto costruire l’ Ara pa­cis, in cui era effigiata la Ma­dre terra, simbolo dell’unità del genere umano, nella di­mensione cosmica inter­pretata dall’impero. Il mot­to augusteo Pax in terris sarà riecheggiato, con ben altro significato, dagli angeli che annunzieranno ai pastori la nascita del Salvatore. Nella Bibbia, invece, l’unità del genere umano risulta spez­zata con la costruzione del­la Torre di Babele, e l’attua­le dispersione ha anche un significato punitivo. Contro lo gnosticismo che si oppo­neva a ogni forma di orga­nizzazione statuale, vista come espressione di un mondo radicalmente catti­vo, Origene non si discostò dall’interpretazione cristia­na secondo cui il mondo, benché intaccato dal pec­cato, è comunque opera del Dio creatore. E pur consi­derando espressione de­moniaca gli Stati nazionali, governati dagli arconti, di contro all’unità della Chie­sa in prospettiva escatologica, O­rigene distin­gueva due leggi, quella della na­tura, di origine divina, e quella degli Stati che, in caso di conflitto doveva subordi­narsi alla prima. Quanto ad Ago­stino, egli considera la reli­gione politica nient’altro fondata che sulla consuetu­dine, mentre la religione cri­stiana attiene alla verità che emancipa dalla potestà dei demoni. La teologia politica agostiniana è antitetica sia allo stoicismo che identifi­cava Dio e mondo, sia al pla­tonismo che sanciva l’e­sclusione di ogni contatto tra Dio e mondo. Per effetto dell’Incarnazioone, il Dio creatore è anche il Dio del­la storia, e Agostino può op­porre alla confusione delle lingue a Babele il prodigio delle lingue a Pentecoste. La dottrina agostiniana delle due città «non mira né a u­na 'ecclesializzazione' del­lo Stato, né a una 'stataliz­zazione' della Chiesa, ma, in mezzo agli ordinamenti di questo mondo, che ri­mangono e devono restare ordinamenti mondani, a­spira a rendere presente la nuova forza della fede nel­l’unità degli uomini nel cor­po di Cristo, come elemen­to di trasformazione, la cui forma completa sarà crea­ta da Dio stesso, una volta che la storia abbia raggiun­to il suo fine » . Agostino, dunque, giunge perfino ad auspicare un rinnovamen­to dell’Impero romano, re­stando tuttavia fedele al pensiero escatologico che relativizza ogni ordina­mento mondano.
Anche da questa sussulto­ria sintesi si può intuire la profondità del pensiero del giovane Ratzinger, che avrà modo di svilupparsi sia nei documenti elaborati da prefetto della congregazio­ne per la Dottrina della fe­de, sia nel magistero di Be­nedetto XVI.

© Copyright Avvenire, 27 gennaio 2010