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lunedì 1 marzo 2010
Nuovo libro sulla Sindone a poche settimane dall'Ostensione: "La Sindone, testimone di una presenza" di Emanuela Marinelli (Radio Vaticana)
Emanuela Marinelli, " La Sindone. Testimone di una presenza", San Paolo Edizioni 2010
Nuovo libro sulla Sindone a poche settimane dall'Ostensione
C’è chi l’ha definita uno ‘straccio sporco’, chi un ‘falso realizzato per ingannare i fedeli’. Eppure la Sindone, protagonista della prossima Ostensione a Torino, dal 10 aprile al 23 maggio, continua ad attrarre l’attenzione di scienziati e storici. Secondo la sindonologa Emanuela Marinelli un approccio informato e rigoroso conduce a una certezza: il ‘Sacro Lino’, oltre a essere uno strumento di evangelizzazione, non è un falso. La studiosa italiana ne parla nel suo ultimo libro ‘La Sindone, testimone di una presenza’ edito dalla San Paolo. L’autrice, al microfono di Fabio Colagrande, spiega il significato di questo titolo:
R. – Ho scelto questo titolo – Testimone di una presenza – mettendo insieme le parole di Giovanni Paolo II, che ha definito la Sindone testimone muto ma singolarmente eloquente della passione, morte e risurrezione di Cristo e allo stesso tempo quelle di Paul Claudel che disse: “Più che un’immagine, è una presenza”. Ecco, quindi: testimone di una presenza. E’ qualcosa che resta vicino a noi e ci fa meditare.
D. – Perché la Sindone attira l’interesse di numerosi scienziati?
R. – Certamente, per il fatto che l’immagine non è usuale; il fatto che ci sia sangue sulla Sindone non è strano: il telo ha avvolto un cadavere! Ma come ha fatto questo cadavere ad imprimere su di esso la sua immagine in negativo, come una specie di fotografia? Ecco, questo ancora non è del tutto spiegato e quindi gli scienziati sono affascinati.
D. – Di solito, il primo approccio di una persona colta alla Sindone è abbastanza scettico, non è vero?
R. – Certo, a molti sembra strano che ancora possa essere conservato il lenzuolo funebre di Gesù: sembra quasi incredibile! Diciamo che la Sindone parla linguaggi diversi a seconda della propria sensibilità, di come uno si avvicina alla Sindone. Però, bisogna conoscerla.
Non a caso, tutti i negatori della sua autenticità non l’hanno mai vista, e lo dicono. Come si fa a dire che non è necessario conoscere un oggetto per pronunciarsi? Ci sono affermazioni di questo tipo da parte di chi pretende di dire che è falsa.
D’altra parte, chi si è avvicinato alla Sindone in modo scettico ma l’ha esaminata, l’ha studiata, ha cambiato parere: forse c’è anche un po’ la paura di confrontarsi con un oggetto così straordinario.
Quel volto così tumefatto, pesto, insanguinato ma sereno, trasfonde pace, trasfonde un messaggio che va al di là delle nostre povere e misere metodologie umane. Forse è proprio questo, il punto chiave della Sindone. Lì c’è stato un cadavere e la sua storia è proprio quella narrata nei Vangeli, ma non è rimasto lì e ha lasciato un’immagine che ci dà un messaggio che va al di là della morte. E anche di fronte a un approccio diciamo sanamente dubbioso, perché è ovvio che bisogna porsi delle domande, la Sindone dà delle risposte! Bisogna interrogarla, e lei risponde.
D. – Dal suo volume, professoressa, emerge anche un altro aspetto: che si tratta di un oggetto che stimola un approccio multidisciplinare, perché parlando della Sindone parliamo anche di letteratura, parliamo di arte … è un oggetto, al di là dell’approccio scientifico, sicuramente stimolante da molti punti di vista …
R. – Certamente è un messaggio che ci invita ad essere umili, cioè a non ritenere la propria scienza la più importante. Se il chimico dicesse che non è importante lo storico dell’arte, o l’archeologo dicesse che non è importante il matematico, andremmo fuori strada. Quindi ci vuole umiltà e collaborazione. E’ una lezione anche in questo senso, la Sindone! Nessuno, da solo, può arrivare alla chiave del mistero. Solo l’insieme di almeno 30 diverse discipline può incominciare a far luce su questo mistero.
D. – Lei ha dedicato la sua vita proprio allo studio della Sindone. Come guarda a questa prossima Ostensione?
R. – Tutte le volte che se ne parla, anche criticandola, anche cercando di demolirla, ci stimola comunque a conoscerla. L’Ostensione diventa l’occasione propizia per fare un salto di qualità: dalla curiosità, passare alla venerazione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
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