Questo blog, di sola lettura, raccoglie i post su argomenti specifici per cui si è ritenuto di aprire uno "speciale"
mercoledì 4 luglio 2012
Dalla mistica di Teresa d'Avila al castello esteriore di Chiara Lubich. Una spiritualità sempre attuale (Moriconi)
Jesús Castellano Cervera, "Il castello esteriore", Città Nuova, 2011
Dalla mistica di Teresa d'Avila al castello esteriore di Chiara Lubich
Una spiritualità sempre attuale
di Bruno Moriconi*
Come non si può parlare di Teresa d'Avila senza ricordare i suoi numerosi consiglieri, così, in futuro, non si potrà ricordare Chiara Lubich senza il nome di quelli che sono stati da lei illuminati, ma che -- ciascuno a suo modo -- l'hanno anche sostenuta. E, fra questi, Jesús Castellano continuerà a occupare un posto di rilievo. Lo confermano le numerose ammissioni della stessa Chiara ricordate nell'introduzione del volume del carmelitano Jesús Castellano Cervera, Il castello esteriore. Il “nuovo” nella spiritualità di Chiara Lubich (a cura di Fabio Ciardi, Città Nuova, Roma 2011, pagine 125, euro 9).
Nell'autunno del 2002, in occasione del suo viaggio in Spagna per visitare alcune realtà dell'Opera di Maria, Chiara Lubich volle visitare alcuni luoghi teresiano-sanjuanisti ad Avila e a Segovia, per la particolare “amicizia spirituale” che la legava ai santi del Carmelo. La visita fu come un pellegrinaggio spirituale che la portò anche a un cordiale incontro con la comunità de «La Encarnación», il monastero in cui Teresa era diventata monaca carmelitana nel 1535 e in cui era tornata come priora nel 1571, dopo essere ormai diventata, dal 1562, madre di un altro tipo di Carmelo. E fu qui che, nel libro d'oro del monastero, Chiara scrisse queste parole: «Grazie, S. Teresa di tutto quanto hai fatto per noi durante la nostra storia. Grazie! Ma il più bel grazie te lo diremo in Paradiso. Continua a vegliare su tutti noi, sul nostro “Castello esteriore” che lo Sposo ha suscitato sulla terra a complemento del tuo “Castello interiore” per la Chiesa bella come la desideravi. Arrivederci S. Teresa. Abbracciandoti. Chiara».
Come si evince anche dalla lettura di questo libro -- sia dagli scritti di padre Castellano che dalla pertinente introduzione del padre Ciardi -- non era certo la prima volta che Chiara, per parlare della novità della spiritualità che il Signore aveva suscitato nella Chiesa attraverso di lei e dell'Opera di Maria, usava e, forse, si potrebbe dire anche “osava” questa espressione.
L'averlo, tuttavia, voluto scrivere nel libro d'oro del monastero storicamente più teresiano, è stato come una dichiarazione della consapevole complementarietà delle due intuizioni, la sua e quella di Teresa. Una complementarietà che spiega anche la spontanea “sintonia” e il naturale incontro tra Chiara e padre Castellano, il quale, non solo era figlio di Teresa, ma anche uno specialista della sua dottrina.
“Castello esteriore” e “Gesù abbandonato” sono i due pilastri della spiritualità dei Focolari. Due pilastri che Chiara ha sentito, ambedue, imparentati con i due santi padri del Carmelo teresiano: Teresa di Gesù, per quanto riguarda l'immagine del “Castello”, e Giovanni della Croce, per quanto riguarda la spiritualità del “Gesù abbandonato”, del quale il santo ha mirabilmente scritto nel capitolo 7 della seconda parte della Salita del Monte Carmelo. E “Castello esteriore” e “Gesù abbandonato” sono i due pilastri di cui parla Jesús Castellano in questo libro sulla novità della spiritualità dell'Opera di Maria.
Il libro (124 pagine) -- oltre la prefazione del superiore generale dell'Ordine, padre Saverio Cannistrà, e la documentata introduzione di padre Fabio Ciardi (24 pagine) -- contiene nove contributi di padre Castellano, due dei quali, il terzo e il quarto, inediti sulla spiritualità dell'Opera di Maria. Meglio ancora, come recita il sottotitolo, sul “nuovo” della spiritualità di Chiara Lubich. Vanno dal 1991 al 2006, anche se il contributo numero sette («Eucarestia e Vita Trinitaria») è uscito su «Nuova Umanità» l'anno successivo alla morte del religioso carmelitano (14 giugno 2006). Gli altri sei sono usciti, quattro su «Unità e Carismi» (quinto, sesto, ottavo e nono), uno (il primo) nel volume Abitando la Trinità (edito da Coda e Zalk nel 1998) e l'altro, il secondo, nel volume di Chiara Lubich La dottrina spirituale (Mondadori, 2001).
Come abbiamo detto, il quinto contributo è quello che dà il titolo al volume e al quale -- studiando lo specifico della spiritualità del Movimento -- padre Castellano ha dedicato maggior attenzione. Come in tutti gli altri pezzi, l'accento è sulla novità che padre Castellano, molto spesso, fa sentire, oltre che come un fatto oggettivo, anche come una sorpresa attesa e consolante per lui stesso. Sì, perché l'aggancio tra lui e Chiara avviene, prima ancora che accanto a Teresa, accanto alla preghiera dell'unità del capitolo 17 del iv Vangelo. Come san Giovanni della Croce, anche lui lo sapeva a memoria e lo aveva recitato il giorno della sua ordinazione mentre era prostrato a terra e si cantavano le litanie dei santi. Lo confessa all'età di trentasei anni in una lettera a Chiara del 28 agosto 1977.
Qual è, dunque, questa novità? Un itinerario spirituale da percorrere in comune? I fratelli, non tanto come prova dell'amore verso Dio (Matteo, 25, e 1 Giovanni, 2, 9), ma come luogo “sacramentale” di attuazione del Vangelo, luogo di incontro con Dio e di crescita spirituale nella circolarità dell'amore? Sembra di sì, visto che, l'8 novembre 1950, Chiara si esprimeva già in questo modo: «È mirabile il disegno di Dio: questo Regno dei Cieli, questo castello esteriore in cui Dio è fra noi». Jesús Castellano interpreta così queste parole: «Nella spiritualità dell'unità ella (Chiara) vede un disegno di Dio, anzi, possiamo dire, vede “il disegno di Dio”: la vita divina trasmessa per essere vissuta da noi, non in maniera individuale, ma in comunione, a modo della Trinità» (pagina 59).
Il «Regno di Dio in terra», aggiunge. «Una mistica comunitaria». Il Regno comincia con Gesù, seme gettato dall'amore di Dio tra di noi. Bisogna prendere sul serio Matteo, 18, 20, dove Gesù dice: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Nel passato si dava più importanza, fa notare padre Jesús, a Luca 17, 21, soprattutto a partire dalla traduzione non proprio esatta («Il regno di Dio è dentro di voi») e oggi resa con «Il regno di Dio è in mezzo a voi».
Comunque sia, il “castello esteriore” dice riferimento all'esperienza dell'unità con Gesù “in mezzo a noi”, «principio -- osserva acutamente -- e dinamismo di una nuova vita comunitaria, ecclesiale, trinitaria» (pagina 60). «Questo Regno dei cieli -- nelle parole di Chiara del 1950 -- questo castello esteriore in cui Dio è fra di noi» (ibidem).
Si può, dunque, parlare addirittura di un'anima comunitaria? Teresa, scrive Castellano, «pensa piuttosto all'anima del giusto (…) tutta illuminata dalla presenza di Dio (…). Chiara intuisce che il castello esteriore non riguarda solo singole anime, ma tutti coloro che aderiscono a questo disegno di Dio». «Coloro che condividono il carisma dell'unità», aggiunge, «sono talmente uniti nell'amore gli uni agli altri, da costituire come un'anima comunitaria». In altre parole, vivono «ormai la dimensione trinitaria ed ecclesiale della spiritualità» (pagina 61).
Chiara, ricorda padre Jesús, lo aveva spiegato in un incontro con i vescovi amici del Movimento dei Focolari già nel 1971, con queste parole: «È una via, insomma, che si fa insieme, nella quale si cerca la santità altrui come la propria» (pagina 63).
E, nel 1984, a un altro gruppo di vescovi, con una chiara allusione alla novità, aveva concluso: «Un castello interiore, dunque, come santa Teresa chiamava la realtà dell'anima abitata da Sua Maestà, da scoprire e illuminare, sta bene. È il culmine di santità in una vita individuale. Ora è venuto, forse, il momento di scoprire, illuminare, edificare per Dio anche il suo castello esteriore, per così dire, con Lui in mezzo agli uomini» (pagine 63-64).
Si tratta di una “mistica ecclesiale”, traduce padre Castellano a pagina 64, dato che Chiara l'aveva chiamata «unità con i fratelli nella realtà del corpo mistico di Cristo in cui tutti siamo fratelli» (pagina 65). «Questa spiritualità dell'unità -- conclude padre Castellano citando da un suo scritto del 1983 -- (…) non è soltanto una particolare esperienza, ma una grazia per la Chiesa, come l'esperienza del Castello interiore o della Notte oscura sono state grazie per la Chiesa del secolo XVI, oggi assimilate nella teologia spirituale a livello ecclesiale» (pagina 67).
*Docente di Teologia spirituale al «Teresianum»
(©L'Osservatore Romano 4 luglio 2012)